Interpreti: John Steiner, Giulio Brogi, Tina Karina, Anna Karina, Valeria Sabel
Paese: Francia, Italia
Anno: 1974
Genere: fantastico
Trama
Un naufrago approda in barca su un'isola che sembra abbandonata come i suoi bizzarri edifici. Oltre a un'affascinante giovane donna (Faustine) che lo attira, incontra esseri umani, enigmatici nella loro anacronistica eleganza, dai quali, però, non è visto.
Deciso a capire, si intrufola nella villa ed assiste ad una riunione degli ospiti. Morel, il padrone di casa, sta illustrando l'esperimento in cui ha coinvolto, a loro insaputa, tutti gli ospiti: sono stati ripresi, per tutto il tempo della loro permanenza sull'isola da una macchina di sua invenzione, capace di riprodurre all'infinito quei sette giorni di "spensierata gaiezza". Il naufrago capisce dunque che la Faustine che vede è una Faustine vissuta almeno cinquant'anni prima, immortalata e ciclicamente ripropostagli da una macchina.
A questo punto la scelta per lui è difficile: lasciare l'isola e cercare la sua Faustine oppure trovare il modo di entrare anch'egli nella proiezione, così da poter, forse, penetrare nel piano della memoria di Faustine e vivere con lei per sempre. Sceglie questa strada e così, dopo aver attivato la macchina, cerca di modellare i suoi gesti e le sue movenze a quelle di Faustine, ricreando l'illusione che siano avvenuti contemporaneamente. La macchina, però, ha un effetto nefasto su di lui, come se la sua essenza, una volta immortalata, non potesse più esistere nella realtà: lentamente, infatti, il suo corpo si sta disfacendo.
Approfondimenti
Tratto dal primo e celebre romanzo (1940) dell'argentino Adolfo Bioy Casares, grande amico e collaboratore di J.L. Borges, sceneggiatura di Andrea Barbato col regista, musiche di Nicola Piovani (con una canzone cantata da Laura Betti), inventiva scenografia di Amedeo Fago. Esterni a Malta.
Pensieri
Un film inaspettato e affascinante, esempio raro e prezioso di fantascienza italiana anche se questa definizione alla fine risulta decisamente stretta.
L'eleganza ed il rigore che caratterizzano i personaggi e l'ambiente sembrano voler rappresentare la freddezza che hanno le immagini umane e le vite meccanicamente riprodotte all'infinito. Assolutamente affascinante l'esito dell'esperimento e dell'unico protagonista reale del film, che una volta raggiunta l'immortalità attraverso la macchina di Morel, perde la vita.
Un film che racconta anche di cinema. Non facile... da rivedere più di una volta.
[DivX-ITA] L'invenzione di Morel.Greco.1974.avi
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Film per me sconosciuto, ma non è difficile, vista la mia ignoranza in materia. Nel leggere la trama e i Pensieri mi viene in mente che ci sono parecchie assonanze con il racconto "L'uomo della sabbia" di E.T.A. Hoffmann, ove il protagonista crede di innamorarsi di una giovane donna, Olimpia, che però risulta essere un automa. E ogni volta che entra il rapporto con l'automa, la non-vita, impazzisce. Fino a perdere la vita.
RispondiEliminaDevo dire che anche io ci ho fatto un pensierino per 2 motivi: sia lei che gli altri protagonisti di questo strano film infinito sono tutti molto freddi, rigidi ma anche la continua ripetizione di alcune scene, che ovviamente sconvolgono il protagonista, danno proprio il senso del "meccanico". Insomma una chicca ;-)
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